Situazione 2020 / 2021
Pur essendo ancora uno tra i paesi meno colpiti dalla pandemia COVID-19, il Mali deve far fronte ugualmente ad un lento ma continuo incremento dei casi. Stiamo monitorando costantemente l'evoluzione della malattia in base agli aggiornamenti forniti dal CDC, dall'OMS, dal Ministero della Sanità maliano e dai nostri partner in loco, e seguiamo con attenzione le restrizioni e limitazioni di viaggio in atto.
Nel 2020, per la prima volta dopo 13 anni, non è stato possibile organizzare né i nostri campi di lavoro collettivi estivi né soggiorni individuali, per garantire l'incolumità e sicurezza dei nostri volontari e delle comunità del posto coinvolte.
Per dare continuità ai nostri campi estivi, nel mese di agosto alcuni giovani maliani che già in passato hanno affiancato i nostri volontari hanno svolto attività ludico-didattiche, ricreative e sportive destinate ai bambini.
Si è svolto invece in Italia un mini-campo organizzato da alcuni volontari veterani al fine di preparare i tanti materiali da portare in Africa nei prossimi viaggi: infatti, anche durante il periodo di lockdown molte famiglie ci hanno donato libri, giochi, materiale scolastico e abbigliamento destinati ai bambini del Mali da smistare e impacchettare, in attesa di poter di nuovo volare!
Per quanto riguarda il 2021, ogni partenza potrà avvenire solo se subentrassero in tempi ragionevoli idonee condizioni di fattibilità.
Anche se ancora incerti sulla possibilità di partire la prossima estate, siamo a disposizione per organizzare incontri con chi si vuole avvicinare con noi al mondo del volontariato, domestico e internazionale che sia. Vista la particolare situazione sanitaria si tratterà per ora di colloqui virtuali, o per chi abita vicino anche individuali presso la nostra sede di Sesto San Giovanni, via Rovani 283, per conoscerci, presentare i nostri obiettivi e progetti in Mali e programmare insieme almeno delle ipotesi di viaggio.
Per maggiori informazioni contattate Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Testimonianze
Leggi qui alcune testimonianze recenti. Altre le trovi nella sezione "INFORMATI", sul nostro Blog !
Chiara, la terza volta
Alla scoperta del Mali!
Clicca qui per vedere il video "A scuola con Chiara"
Eccomi di nuovo in Italia dopo tre mesi in terra africana! Difficile raccontare in poche parole tutte le emozioni provate, le immagini viste, le esperienze vissute, le parole ascoltate. Sono stati tre mesi intensi e coinvolgenti! Novanta giorni in un paese in cui la guerra sta stravolgendo vite e desertificando aree nel nord e nel centro, duemilacentosessanta ore in una città definita la Bella Addormentata perché sembra non rendersi conto di tutto ciò che le succede intorno. A Bamako infatti i giorni trascorrono tranquilli, le persone vivono nella semplicità e nell'essenzialità, accogliendo con un sorriso persone che come me decidono di fermarsi per qualche tempo con loro.
In questo difficile ma speciale contesto ho avuto l’opportunità, grazie all'associazione UnAltroMondo, di realizzare un progetto in una scuola dell’infanzia lavorando a stretto contatto con le insegnanti del luogo: ogni mattina affiancavo le maestre durante l’orario scolastico e il pomeriggio proponevo ai bambini di cinque, sei anni dei laboratori di arte, scienze, lettura e musica.
È stata una sfida quotidiana in cui mi sono dovuta mettere in gioco abbandonando la mentalità occidentale per cercare di trovare delle strategie di collaborazione con le maestre. Ci separavano diverse abitudini, diverso tipo di istruzione, diverso modo di approcciarsi all'educazione eppure siamo riuscite a lavorare insieme ottenendo ottimi risultati.
Non dimenticherò mai i volti entusiasti dei bambini davanti alle proposte nuove che facevo loro, ma ancor di più rimarrà indelebile nella mia mente l’entusiasmo di alcune maestre nell'aver sperimentato qualcosa di diverso, creativo e sperimentale. Ed io cosa ho imparato da loro? Mi hanno ricordato quanto sia importante il non aver sempre fretta di fare e di concludere, il saper attendere con serenità, il rispettare i tempi dei bambini, l’apprezzare l’essenzialità. Nella nostra società corriamo corriamo corriamo, siamo bombardati da mille stimoli, siamo super carichi di impegni e rischiamo di perderci il bello del quotidiano, la semplicità dei piccoli gesti. Da milanese frenetica inizialmente ho fatto fatica ad abituarmici eppure poi sono riuscita ad apprezzarne il valore… quante volte ci limitiamo a fare ciò che dobbiamo, ciò che produce dei risultati, ciò che ci rende efficienti.
In Africa ho potuto riflettere sull'importanza delle relazioni: se incontri nella stessa giornata per tre volte una persona per tre volte le darai la mano e le chiederai come sta, come sta sua padre, sua madre, i suoi figli… Per loro questo è importante, è segno di rispetto! Invece da noi questo approccio sarebbe visto come un’invasione dello spazio dell’altro, un confine da non superare. I maliani si interessano e condividono con l’altro tutto quello che hanno. Se a mezzogiorno, mentre stanno mangiando, arriva nella casa qualcuno che non ha pranzato, condividono l’unico piatto di riso senza problemi: le loro case sono sempre aperte all'altro. Se ci pensiamo le nostre abitazioni invece sono sempre chiuse e se qualcuno vuole entrarci deve avere un invito scritto o almeno un accordo verbale: non siamo pronti ad accogliere l’altro in qualsiasi momento, ma solo quando lo abbiamo stabilito, preferibilmente con largo anticipo.
Vi chiederete come funziona l’istruzione in Mali… Tanti bambini non hanno la possibilità di frequentare la scuola e sono per la strada a mendicare o a lavorare, e i bimbi che invece hanno la fortuna di poterla frequentare sono chiusi in piccole baracche di alluminio o in grandi classi con più di cento bambini per maestro. Eppure nonostante queste condizioni c’è chi continua a combattere per l’istruzione perché queste scuole, seppur in condizioni difficili, salvano dalla strada tanti bambini e gli offrono una speranza sul futuro.
E la sanità? Ci sono tanti giovani che sognano di diventare medici e di poter aiutare il loro popolo ma l’istruzione non li sostiene: l’università li forma solo in parte dandogli pochi strumenti per affrontare i diversi problemi e le tante malattie su cui devono intervenire. In Mali mancano tante cose eppure non manca la speranza e la voglia di imparare sul volto dei bambini, dei giovani, degli adulti! Finché questa luce non si spegnerà, nulla, nemmeno la guerra, può fermare completamente questo paese. Lo potrà mettere in difficoltà, lo potrà far vacillare ma finché esisteranno persone che ancora credono di poter cambiare la situazione, la speranza resterà accesa e permetterà al paese di crescere, di rinascere, di rifiorire, passo dopo passo.
Chiara
Elena
Ciao a tutti,
sono Elena, ho trascorso tutto il mese di gennaio 2019 a Bamako, presso la sede dell’Associazione UnAltroMondo Onlus. Per anni ho sognato di andare in Africa sub-sahariana ma volevo farlo nel posto giusto per me e con modalità che mi appartenessero. Negli ultimi anni ho conosciuto per motivi lavorativi, (sono un’insegnante di italiano, storia e geografia e mi occupo soprattutto dell’insegnamento della nostra lingua a persone straniere presenti in Italia) molte persone di origine maliana che mi hanno sempre colpito per la loro correttezza, gentilezza ed umiltà. Ho deciso che avrei realizzato il mio sogno andando in Mali.
Dopo diverse ricerche tramite internet ho individuato l’Associazione UnAltroMondo Onlus che mi ha colpito per l’approccio rispettoso e discreto nei confronti di questa terra, che ho avvertito fin dai primi contatti via mail. Dopo due incontri di persona con alcuni soci, durante i quali ho sentito un senso di vicinanza e fiducia, ho deciso di partire. Sono molto contenta di averlo fatto perché per me è stata un’esperienza positiva da tutti i punti di vista.

La cosa che mi è piaciuta di più è stata la possibilità di entrare nella realtà maliana. Ciò è avvenuto attraverso le visite frequenti alle scuole e ai cortili/case dove vivono i bambini sostenuti a distanza tramite l’associazione; attraverso la vicinanza e la condivisione quotidiana con i "vicini di casa": la famiglia maliana che si occupa, insieme ai volontari italiani, della gestione della biblioteca e di altri spazi comuni; sono stata a contatto con giovani maliani affiancando gli altri volontari nei corsi di inglese che facevamo 4 sere a settimana, gratuiti ed aperti a tutti. Ho svolto ogni sabato pomeriggio varie attività didattiche culturali con la nona classe della scuola fondata dall'associazione nel 2005, la scuola Silo. Era poi bellissimo svegliarsi la mattina, uscire dallo spazio notte ed incontrare i bambini che salivano per le scale dell'asilo e scambiare qualche parola in bambara con le maestre (ho studiato bambara grazie ai libri in biblioteca, a materiale indicatomi dai volontari e ai suggerimenti del bibliotecario). Anche le visite al Centro di Formazione OASIS, centro di accoglienza per giovani con cui UnAltroMondo collabora, sono state molto interessanti e piacevoli, le persone che vi lavorano e che frequentano queste realtà sono sempre state molto accoglienti e gentili, come del resto mi sono parsi tutti i maliani.

Quando non ero occupata in queste attività mi piaceva tantissimo andare al mercato a comprare la frutta e la verdura, comprare il pane vicino a casa, inserendomi totalmente nella quotidianità delle gente del posto; anche andare nelle boutique, così diverse dai nostri negozi, così povere e allo stesso tempo così accoglienti e piacevoli.
In altri momenti ho aiutato in lavori manuali: ho pitturato banchi per la scuola dell’associazione, ho cucito giochi di stoffa e riordinato il materiale ludico per lo spazio giochi aperto ogni pomeriggio.

Nonostante tutte queste attività da fare ogni giorno ho sempre avuto tempo libero per me: ogni giorno c’era lo spazio per fare un riposino pomeridiano ed ogni settimana è stato possibile fare gite e uscite. E’ stata fantastica la gita sul Niger con la nona classe; quella a Siby, luogo selvaggio e magico allo stesso tempo; quella nel villaggio nella regione di Koulikoro, dove ho potuto assistere alle emozionanti e coinvolgenti danze con maschere tradizionali. Anche le uscite più brevi, quella al mercato generale dell’artigianato, luogo ricco di scambi relazionali e culturali, nonché di oggetti tipici e di qualità, e quella al museo nazionale di Bamako, molto interessante in termini storici e antropologici, sono state piacevolissime e arricchenti.

La convivenza con i volontari italiani è stata positiva, non c’è stato nessuno problema nella condivisione di spazi e tempi. Quelle che potrebbero essere vissute come difficoltà o scomodità, quali lavare i panni a mano, fare la doccia tiepida, o vedere sabbia rossa ovunque, non mi hanno pesato per niente, perché i ritmi di vita, le modalità di condurre le giornate, il clima caldo e secco, permettono di vivere queste cose con tutta la tranquillità possibile.
Il cibo era di qualità e non ho avuto nessun fastidio in termini di salute, che è stata sempre ottima. Avevo molta paura delle zanzare ma nonostante alcune punture non ho avuto nessun problema nemmeno per quanto riguarda la malaria, ne là e nemmeno al mio ritorno in Italia. Per quanto riguarda la situazione del Paese non ho mai avvertito nessun tipo di tensione: Bamako è una città davvero pacifica, che trasmette sicurezza, allegramente caotica, dove convivono tranquillamente diversità religiose e sociali, le persone sono aperte, rilassate, sempre pronte al sorriso ed alla battuta.
Ma soprattutto sono rimasta molto impressionata dal lavoro dei volontari che là vivono per molti mesi all'anno. Mi ha colpito molto il loro puntare sulla didattica, sulla cultura, sulla formazione, l'obbiettivo di renderli più capaci e preparati ed autonomi nell'affrontare questo mondo che, volente o dolente, arriva fin dentro la loro esistenza quotidiana, seppur per certi versi queste loro vite possono sembrare fuori dal mondo. E fare questo con passione, con precisione, nonostante le mille avversità, e anche cercando di rispettare la loro cultura che, secondo me, per certi aspetti è fantastica e non ha nulla da invidiare alla nostra.
Ho anche incontrato la mamma di un mio studente maliano a cui sono molto affezionata, e abbiamo chiamato lui in video telefonata in Italia, è stato molto molto commovente e tutti i volontari italiani hanno partecipato e mi sono stati molto vicino.
Per quanto mi riguarda è stata un’esperienza piacevole ed arricchente da tutti I punti di vista, che spero di poter rifare ancora e che consiglio a chiunque abbia un po’ di spirito di adattamento, curiosità e voglia di accogliere la diversità con rispetto e, perché no, con tanta voglia di imparare.
Tanti saluti
Elena
Monica e Anna
Monica e Anna ci parlano della loro esperienza nell'ambito del monitoraggio dei bambini sostenuti a distanza.
Per leggere il racconto di Monica, clicca qui.

Per leggere il diario di Anna, clicca qui

Claudia
La testimonianza di Claudia pubblicata sul periodico ABITARE nei quartieri, n. 4, dicembre 2018

Andrea
Erano anni che volevo fare un'esperienza in un campo di volontariato.
L'anno scorso ho deciso: devo farla! Quindi armato della positività che mi contraddistingue mi metto alla ricerca di qualche associazione che organizza viaggi di questo tipo. Dopo un paio di risposte che non mi sono tanto piaciute (perché purtroppo non tutte le associazioni ONLUS sono spinte dalla benevolenza) sono incappato nel sito di UN ALTRO MONDO. Ho scritto una mail di informazione alla quale ho ricevuto prontissima una risposta piena di entusiasmo che mi ha caricato a mille.
Ho preso il mio treno da Bologna e sono venuto a Sesto a conoscere due volontari di UnAltroMondo . Quella domenica è stata illuminante. Loro entusiasmo mi ha coinvolto immediatamente e la settimana successiva avevo già il biglietto con partenza per il Mali.
A Luglio sono partito con il cuore e la mente aperta. Senza aspettative pronto a cogliere tutte le sensazioni che mi si scagliavano contro. Ed è stata, seppur breve, una delle esperienze più belle della mia vita.

Ho capito quanto siamo stupidi. Siamo sempre di corsa. Perché poi? Per cosa? Ma soprattutto ne vale veramente la pena? Alla fine ci perdiamo il meglio. Siamo alla disperata ricerca della felicità. Ma la cerchiamo nelle cose sbagliate. Nelle persone sbagliate.
Ho capito che un bambino può trovarla in un pallone rotto, in una suola di una scarpa o in un hulahoop fatto di tubi per l'elettricità.
Ho capito che meno si ha più si è generosi. Tassisti che guadagnano 2 euro al giorno non si risparmiano a far l'elemosina a gente meno fortunata di loro.
Ho capito che prima di giudicare una persona devi conoscere la sua cultura. Il modo e le condizioni in cui crescono. Che se non ti guardano negli occhi mentre parlano è per rispetto.

Ho capito cosa significa avere gli occhi puntati addosso perché sei "diverso".
Mentre cammini per strada spuntano bambini da tutte le parti e con un sorriso che va da un orecchio all'altro, ti urlano "tubabu" (uomo bianco) e tu per farli ridere, rispondi "farafi" (uomo nero). Un pomeriggio mentre camminavamo nel quartiere, c'è stata una bimba che ha urlato "tubabu farafi à be ye kéléye " (uomo bianco uomo nero sono la stessa cosa). E ti senti spiazzato, dell'insegnamento che questa piccola puffa ti ha dato.
Se avete la possibilità fatela un'esperienza così. Perché vi servirà. Credetemi.

Andrea
Chiara, la prima volta
2 Agosto 2018. Il mio aereo atterra a Milano dopo un lungo viaggio. La mia prima volta in Africa!
Difficile raccontare tutte le emozioni provate, i momenti vissuti, i volti incontrati… Venti giorni per un’esperienza che ne vale molti di più.

In questo breve periodo ho provato ad essere laggiù quello che sono nella quotidianità: una maestra. Nella mia valigia, alla partenza, avevo con me alcuni regali donati dai “grandi” della mia scuola dell’infanzia, affinché si potesse creare un piccolo gemellaggio tra Italia e Mali. Ho avuto la fortuna di vedere piccoli occhi italiani entusiasti di poter condividere un gioco con chi è meno fortunato e dolci occhi maliani felici di questi regali inaspettati. La speranza è che questo semplice gesto possa rimanere nei cuori di questi bambini perché crescendo credano che sia possibile un’integrazione, che sia possibile una vera accoglienza dell’altro!

In Mali io mi sentita ACCOLTA. Ad ogni passo sentivo “Tubabu” (uomo bianco) e appena mi giravo vedevo numerosi teneri occhi che mi guardavano, sorridevano e salutavano, ad ogni passo incontravo donne, uomini, bambini che venivano a stringermi la mano e a dirmi “bonjour”, ad ogni passo mi sentivo osservata ma rispettata… Ho incontrato tante persone che nonostante le fatiche in cui vivono, amano il loro paese e che, nonostante le difficoltà che affrontano ogni giorno, trovano sempre il tempo di guardarti e sorriderti...

È un’esperienza che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita perché ti aiuta ad accendere lo sguardo, ad aprire la mente, ad allargare gli orizzonti… è un’esperienza che tutti dovrebbero fare perché ti offre la possibilità di riflettere, di porti delle domande, di metterti in discussione… e soprattutto è un ‘esperienza tutti dovrebbero fare perché che ti lascia immagini e ricordi unici e indelebili… Provare per credere! Chiara
